|
|
Alpe Chastlar - Castelmagno |
Questo
scritto è dedicato alle generazioni di Montanari, Allevatori,
Pastori, Margari, che da migliaia di anni e fino ad oggi, hanno profondamente
modellato il paesaggio delle Alpi, contribuendo alla differenziazione,
all'arricchimento e alla conservazione della vegetazione dei prati e
dei pascoli,
con vantaggi importanti per tutta la popolazione residente e frequentante la montagna. |
L'insediamento
umano sulle Alpi ha determinato, per millenni e positivamente per l'uomo,
l'evoluzione delle risorse forestali e pastorali, incrementando la biodiversità
vegetale soprattutto a livello della vegetazione pastorale. Le prime difficoltà sono emerse alla fine del 1800 con le migrazioni stagionali per insufficiente redditività dei suoli ed eccessivo frazionamento fondiario. Le migrazioni sono poi divenute permanenti nel secolo successivo, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale. Gli effetti dello spopolamento sono stati ovunque evidenti con gravi ripercussioni sociali, paesaggistiche e fruitive, modificando in tante vallate l'economia montana. Lo sviluppo del turismo estivo e invernale soprattutto, ha indubbiamente frenato lo spopolamento, migliorando le condizioni economiche della popolazione residente. Le attività primarie si sono ridotte sensibilmente nella bassa e media montagna, mentre le superfici pascolive di altitudine si sono abbastanza conservate, grazie ai processi di transumanza con la pianura e parte della collina, utilizzate per il mantenimento invernale di mandrie e greggi. In Piemonte, in particolare, la vicinanza dell'alta pianura e della collina agli alpeggi delle vallate alpine aperte sulla stessa pianura, ha supportato la grande ricchezza vegetazionale dei pascoli alpini occidentali. Le variazioni climatiche in atto richiedono particolari attenzioni per conservare il più possibile le caratteristiche dell'ambiente montano e la sua attrattiva turistica, sempre più ridotta al periodo estivo. Le caratteristiche di pregio paesaggistiche, fruitive e ricreative, frutto del mantenimento delle attività pastorali di altissima qualità, veri segni d'erba di un passato che si deve conservare, possono favorire anche il recupero della popolazione residente. In Valle Grana la produzione del formaggio Castelmagno d'alpeggio, in particolare, sarebbe un'opportunità eccezionale se ci fossero al riguardo adeguate attenzioni da parte delle Amministrazioni territoriali con alcune iniziative turistico-culturali. Sulle Alpi in Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, le attenzioni per conservare attività agricole e pastorali, oltre che forestali, sono notevoli e la produzione di formaggi di qualità ha importanti ruoli, con notevoli sviluppi in tante zone. In Italia la difesa e lo sviluppo dei formaggi di qualità, specialmente di alpeggio, sono spesso trascurati, con ripercussioni gravi sulle attività primarie, sulla conservazione della fruibilità dei territori alpini e sulla popolazione residente. Il Castelmagno non è un semplice prodotto caseario. In esso sono memorizzate tradizioni, cultura, storia e saperi che, nati in Val Grana, devono continuare a rendere unico e popolare nel mondo il Paese e la Vallata. |
Formaggio Castelmagno D.O.P. di Alpeggio |
E'
più che mai necessaria una politica amministrativa e di difesa
che garantisca la produzione di qualità nel comune omonimo e la
permanenza sul mercato di un prodotto di vera e originale eccellenza.
Le proposte formulate a suo tempo sul catasto produttivo anche in Val
Grana potrebbero essere applicate. Ricordando che è proprio la fama del Castelmagno ad aver risollevato le sorti economiche della popolazione locale, sarebbe un delitto non perseguire come obiettivo primario la continuità della produzione casearia di vera eccellenza. Un futuro è possibile solo recuperando le caratteristiche produttive dei cotici d'alpeggio e le tecnologie casearie del formaggio Castelmagno. Nel mondo il nome Castelmagno è tuttora associato al luogo dove è prodotto il rinomato formaggio. Alla fine degli anni ottanta i produttori di Castelmagno DOP nell'omonimo Comune erano più di una decina. Attualmente, di questi ultimi, per varie ragioni, ne sono rimasti due stanziali, che caseificano tutto l'anno e soltanto quattro operano nel periodo estivo producendo il pregiato Castelmagno di Alpeggio. Di questi quattro, due si fregiano in aggiunta del marchio di Presidio Slow Food. Queste notevoli trasformazioni sociali ed economiche della Val Grana hanno profondamente modificato la situazione, con l'abbandono o l'irrazionale e speculativa utilizzazione di molte superfici pastorali e la conseguente graduale involuzione di numerose formazioni di pregio verso forme impoverite, a più ridotta biodiversità cenotica, con importanti cambiamenti sul paesaggio e sulla fruibilità turistica e produttiva dei siti. S'impone dunque una serie d'interventi per arrestare il fenomeno e ridare alla valle Grana le caratteristiche di pregio passate. Tali interventi, una volta attivati, possono essere avviati anche in altre vallate alpine e appenniniche che presentano analoghi problemi. |
Vacca di razza "Grigio Alpina" |
Interventi
necessari. |
La conca del Sant. di San Magno con le borgate Chiappi e Chiotti, in alto, da sinistra, gli alpeggi Quioutàs, Founiera, Siboulé e Chastlar |
a)
Valutazione della correttezza del prelievo di erba in funzione della
produttività del pascolo, della sua superficie, della sua morfologia,
delle potenzialità produttive dei differenti tipi vegetazionali
esistenti. |
Rocca Parvo e i ricoveri bestiame dell'Alpe Fauniera |
Se
le indicazioni fornite saranno giudicate d'interesse, si potrà
avviare un progetto tecnico-culturale adeguato. Iniziare intanto a preferire,
per gli alpeggi a gestione comunale, i produttori di latte e formaggi,
rispetto agli allevatori di vacche da carne, per la maggior cura che la
produzione del latte impone alle tecniche pastorali e alla conservazione
della vegetazione di pregio. Contribuire al dissesto vegetazionale delle formazioni pastorali di pregio, adottando rapporti contrattuali speculativi in funzione del solo carico animale, applicato senza ulteriori controlli tecnici sui risultati ecosistemici conseguiti annualmente, determina in modo drammatico la perdita dei valori ambientali, paesaggistici, fruitivi delle nostre Alpi, con responsabilità assai gravi. Prof. Andrea Cavallero |
Le
considerazioni di cui sopra sono il risultato di un incontro tecnico
tra aziende agricole, operatori del settore,
amministratori locali tenutosi in Valle Grana nel mese di Febbraio 2024 |
Andrea
Cavallero
Laureato in Scienze Agrarie presso l'Università di Torino nel 1963, dopo un periodo di formazione in Italia, Francia e Regno unito, ha iniziato l'attività didattica ufficiale con l'insegnamento di Foraggicoltura dal 1970-71 e di Coltivazioni erbacee come professore associato dal 1975. Professore ordinario dal 1984 nel gruppo disciplinare Agronomia, è stato titolare dell'insegnamento di Alpicoltura 1, di Sistemi silvopastorali, di Sistemi e pianificazione foraggero-pastorale al corso specialistico di Scienze forestali. E' stato docente nel Master di "Ecologia e Gestione dei grandi mammiferi selvatici delle Alpi della Facoltà di Veterinaria di Torino e docente nel Master Europeo di Ingegneria ambientale presso il Politecnico di Torino. Già componente dei Consigli scientifici dell'lstituto Sperimentale per le Colture Foraggere di Lodi, del Centro Pascoli Mediterranei del CNR e dell'lSPAAM di Napoli (Istituto per il Sistema Produzione Animale in Ambiente mediterraneo), ha svolto compiti organizzativi didattici e scientifici come Presidente del Corso di Laurea in Scienze forestali e ambientali", come direttore del dipartimento Agroselviter, come responsabile scientifico di progetti di ricerca nazionali ed europei, come tutore e cotutore di dottorati di ricerca europei. E' Accademico dell'Accademia di Agricoltura di Francia e Accademico dell'Accademia di Agricoltura di Torino. L'altività di ricerca (documentata da oltre 130 pubblicazioni) è stata attuata con la partecipazione e la direzione di programmi nazionali del CNR, del MiPAF, del MURST, di progetti delI'Unione Europea, oltre a iniziative locali (Regione Piemonte, Regione Liguria, ENEL, Gruppo Marzotto, Regione Campania, ecc). L'attività scientifica ha riguardato la caratterizzazione delle risorse foraggere, lo studio della loro utilizzazione integrata, lo studio dei sistemi pascolivi e foraggeri e delle filiere casearie e carnee, le possibilità applicative del catasto produttivo per la difesa e la certificazione dei prodotti di qualità, lo studio della fisiologia e dei comportamenti adattativi delle specie foraggere, la valorizzazione dei reflui zootecnici, l'impatto ambientale di differenti sistemi colturali e altre tematiche di agronomia ambientale, di fitotecnica di colture agrarie e tappeti erbosi. E' stato divulgatore e promotore per l'introduzione in Italia delle Associazioni fondiarie, proposte e attuate in Francia dal lontano 1975. Attualmente, libero da impegni didattici ufficiali, si dedica allo sviluppo della foraggicoltura di qualità sull'intero territorio nazionale e alla promozione delle Associazioni fondiarie per superare il problema della frammentazione fondiaria nella zone marginali italiane. |
Per contattarci: castelmagno.oc@gmail.com
|